Scandisco interiormente – come tutti immagino – il tempo.
Ciò avviene automaticamente.
Questa scansione usa un mio “orologio biologico interno”.
Percepisco singoli momenti o periodi più o meno brevi in modo irregolare.
Ho un tempo interiore quindi non costante.
Con sue accelerazioni e rallentamenti.
Con momenti “surgelati” ed immortali. Alcuni che poi diventano indelebili.
Con periodi scavalcati, dimenticati, inosservati. Non vissuti.
Perché accade questa scansione interiore irregolare?
Perché, mentre i miei neuroni sono impegnati in una esperienza nuova, intrigante, emozionante hanno meno risorse per percepire lo scorrere del tempo.
Ma anche perché se i miei neuroni stanno pensando ad altro o mettono il “pilota automatico” non vivo quanto accade. E in questo caso il tempo – e la vita – scivolano via.
Quindi questa percezione è irregolare perché condizionata dall’attenzione, dalla presenza, dalla consapevolezza.
Quindi è pilotabile.
Una vita piena dura di più?
Sottoposto a continue esperienze mi sentirò vivere…
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